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Auto: ricavi componentistica -6%, atteso calo del 2-3% anche in 2025

Dall'Italia e dal MondoAuto: ricavi componentistica -6%, atteso calo del 2-3% anche in 2025

Marginalità -20%. Pesa calo produzione in Ue. Studio PwC Strategy&
Milano, 18 feb. (askanews) – Il calo della produzione di auto in Italia, sui minimi degli ultimi 25 anni, e in Europa ha avuto un impatto sulla filiera della componentistica italiana che nel 2024 ha registrato una flessione del fatturato del 6% e una riduzione della marginalità di circa il 20% a livello di Ebit margin rispetto all’anno precedente. Emerge da uno studio di PwC Strategy& che ipotizza un calo del fatturato anche per il 2025 del 2-3%, legato a una nuova flessione della produzione di auto Ue del -4%, e pressione sui margini per il prossimo biennio.
“Le attuali condizioni di sofferenza del mercato della componentistica automotive in Italia persisteranno anche nel 2025. In Italia la produzione di veicoli è ai minimi storici rispetto agli ultimi 25 anni e nessuno dei principali 10 modelli di auto che saranno venduti in Europa nel prossimo biennio sarà prodotto nel nostro Paese”, afferma Francesco Papi, partner di Strategy& e Automotive leader di PwC Italia.
A essere maggiormente penalizzate sono le imprese legate al motore endotermico che rappresentano poco meno del 30% del fatturato della filiera. Secondo lo studio entro il 2030 il fatturato di queste imprese si dimezzerà, mentre è prevista una crescita del 30% annuo per la componentistica dell’elettrico. Fra i segmenti, il più impattato sarà quello delle vetture e dei veicoli leggeri più esposto alla transizione con il 39% della produzione globale attesa full-electric al 2030.
“I fornitori automotive dovranno riqualificare la loro offerta e, laddove possibile, concentrarsi sull’aftermarket e sui segmenti dei veicoli medio-pesanti e off-road, che presentano marginalità mediamente più elevate rispetto al segmento dei veicoli leggeri”, aggiunge Francesco Papi.
Prosegue l’attività M&A con operazioni guidate prevalentemente da investitori industriali e un limitato coinvolgimento del private equity. Le imprese che hanno investito sulla crescita inorganica hanno evidenziato performance superiori alla media anche in termini di reddittività.
Per affrontare le difficoltà, secondo lo studio, i fornitori italiani devono differenziare il fatturato sfruttando ad esempio il potenziale in crescita del canale aftermarket, generato dall’aumento del parco circolante e dal contestuale invecchiamento; perseguire economie di scala attraverso operazioni di M&A; puntare sull’innovazione anche con partnership.

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