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Cento giorni con il chip nel cervello: ecco cosa riesce a fare ora il ‘paziente zero’ tetraplegico

MondoCento giorni con il chip nel cervello: ecco cosa riesce a fare ora il ‘paziente zero’ tetraplegico

(Foto dal profilo Instagram di Noland Arbaugh)

ROMA – Sono passati più di 100 giorni da quando il ‘paziente zero’ Noland Arbaugh, presso il Barrow Neurological Institute di Phoenix, in Arizona, ha ricevuto il suo impianto Neuralink (Link). La start-up di neurotecnologie, co-fondata da Elon Musk nel 2016, ha impiantato a gennaio il primo microchip cerebrale in un essere umano affetto da tetraplegia. Il 29enne è paralizzato dalle spalle in giù a causa di un incidente durante un tuffo otto anni fa. Il chip permetterà a persone come lui di tornare ad avere un’indipendenza nell’interazione con smartphone e computer.

IL PAZIENTE: “POSSO FARE LE COSE DA SOLO”

Noland Arbaugh, che è tornato a casa il giorno dopo l’operazione, ad oggi si ritiene completamente soddisfatto: “La cosa più comoda è che posso sdraiarmi nel mio letto e usare ‘Link’. Qualsiasi altra tecnologia doveva avere l’aiuto di qualcun altro o farmi sedere- dice- Sedermi provoca stress mentale e fisico e mi provocherebbe piaghe da decubito o spasmi. Mi permette di vivere secondo i miei tempi, senza bisogno di avere qualcuno che mi aiuti durante il giorno”. ‘Link’ mi ha “aiutato a riconnettermi con il mondo , i miei amici e la mia famiglia. Mi ha dato la possibilità di fare di nuovo le cose da solo, senza bisogno della mia famiglia, a tutte le ore del giorno e della notte”.

LEGGI ANCHE: Primo chip nel cervello di un essere umano. L’annuncio di Elon Musk

IL PAZIENTE HA GIOCATO AI VIDEOGIOCHI

Noland ha utilizzato il Link per controllare il suo laptop da varie posizioni, anche da sdraiato sul letto. Gioca ai videogiochi online con gli amici (Scacchi, Civilization VI), naviga in Internet, trasmette in live streaming e utilizza altre applicazioni sul suo MacBook, il tutto controllando un cursore con la mente. Ha persino usato il Link per giocare a Mario Kart su una console Nintendo Switch, cosa che non era riuscito a fare dopo la lesione al midollo spinale.

I PRIMI ‘INTOPPI’

Nelle settimane successive all’intervento, si legge nel sito della società, alcuni fili si sono ‘ritirati ‘staccati’ dal cervello, determinando una netta diminuzione del numero di elettrodi efficaci. E’ stato, quindi, modificato l’algoritmo di registrazione per renderlo più sensibile ai segnali e sono state migliorate le tecniche per tradurre questi segnali in movimenti del cursore ed è stata migliorata l’interfaccia utente.

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