Lo chiarisce Mit risponendo a interpellanza piscicoltori italiani
Roma, 14 mag. (askanews) – Per i maricoltori italiani finalmente una certezza: con una Nota di risposta ad un’interpellanza dell’Associazione Piscicoltori Italiani, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha ribadito l’esclusione dell’acquacoltura, in quanto attività produttiva, dall’ambito applicativo della Direttiva dell’Unione Europea 2006/123/C, c.d. Bolkestein, chiarendo in modo inappellabile la natura e la disciplina delle concessioni delle aziende di maricoltura.
“Ringraziamo il ministero per questa precisazione, che elimina la penalizzazione per la produzione ittica nazionale: a fronte di oltre 8.000 km di coste sono attualmente attive solamente 20 concessioni off-shore, tanto che soltanto 2 pesci ogni 10 consumati sono italiani – ha affermato Pier Salvador, presidente API, in rappresentanza di tutti i maricoltori italiani -. La richiesta di specie ittiche pregiate di acquacoltura (spigole, orate, ombrine e ricciole) è particolarmente elevata nel nostro Paese, che è il mercato mediterraneo a maggior consumo e, almeno finora, si è dovuti ricorrere all’importazione per soddisfare la domanda in continua crescita”.
Con la precisazione del MIT, in seguito all’azione incessante dell’API iniziata fin dall’emanazione della Direttiva Bolkestein, è arrivato un chiarimento inappellabile sulla natura e disciplina delle concessioni delle aziende di maricoltura. L’Associazione Piscicoltori auspica che le Pubbliche Amministrazioni competenti per le diverse aree e ambiti adotteranno i necessari consequenziali atti, a tutela degli acquacoltori, rimuovendo finalmente uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo dell’allevamento ittico in strutture off-shore.
“I maricoltori italiani producono seguendo standard qualitativi molto elevati – conclude il presidente API – adottando in gran parte il Disciplinare ‘Acquacoltura Sostenibile’ relativo al Sistema di Qualità Nazionale Zootecnica, promosso dal Masaf”.