VENEZIA – Siccome “da fonti giornalistiche si apprende che il sistema composto da una rete di sensori e sirene che rilevano i movimenti del terreno e l’aumento della portata d’acqua nel torrente, con attivazione automatica al superamento di soglie critiche, non ha funzionato” quando domenica sera si è verificata la frana di Cancia, il consigliere regionale dei Verdi, Andrea Zanoni, ha presentato un’interrogazione “per chiedere le cause del mancato funzionamento del sistema di allarme, i costi affrontati dalla Regione per la manutenzione e gestione del sistema, quali verifiche tecniche la giunta intenda mettere in campo e quali misure intenda adottare per risarcire i cittadini colpiti dai danni materiali”. Zanoni evidenzia anche che il sistema di allarme, installato lungo il torrente Rusecco, “non ha operato correttamente, attivandosi quando ormai la colata aveva già invaso pericolosamente le vie del paese. Alcuni cittadini, inoltre, lamentano presunti ritardi anche nel sistema di preallerta via sms. Di conseguenza, il paese si è trovato ad affrontare una valanga di detriti quasi senza preavviso con danni davvero notevoli per una piccola comunità come questa”.
Eppure, negli ultimi anni il presidente del Veneto, Luca Zaia, e l’assessore alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin “non hanno perso occasione per celebrare, mediante tagli di nastri, conferenze e comunicati stampa, le opere di prevenzione messe in campo dall’attuale giunta: costosissime, naturalmente a carico dei contribuenti, sulla cui efficacia tuttavia, alla luce di quanto accaduto, si possono porre legittimi dubbi”. E’ quindi meglio se Zaia e Bottacin considerano questo aspetto “perché la rabbia dei cittadini è più che giustificata, visti i milioni spesi per infrastrutture e sistemi che dovrebbero mettere in sicurezza i cittadini e le loro proprietà, o le auto, e che invece sono state spazzate via o rimaste coperte dai detriti”.
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