Dopo incontro con Xi a cui ha partecipato pure Jack Ma
Roma, 18 feb. (askanews) – Dopo che ieri il presidente cinese Xi Jinping ha incontrato i capi dei gioielli tech privati del paese, incoraggiandoli, oggi è arrivato un ulteriore segnale di protezione da parte di Pechino alle sue aziende. Du Xueyi, capo della procura per i reati economici presso la Procura popolare suprema, ha affermato che le aziende verranno protette contro “indagini illegali” contro di esse. Lo riferisce il South China Morning Post (di proprietà di Alibaba).
Du a dichiarato che Pechino intende correggere “fermamente l’applicazione illegale delle leggi finalizzata al profitto, come il lancio di cause illegali, l’ingerenza in dispute economiche, gli arresti transregionali e il sequestro, la confisca o il blocco illecito di beni”.
Nel 2024, i procuratori cinesi hanno archiviato 2.390 casi penali che coinvolgevano imprese private su più di 2.900 casi revisionati, secondo Ge Xiaoyan, vice procuratore generale della Cina.
Il settore privato cinese ha faticato a causa della bassa fiducia degli affari e dei consumatori, anche alla luce delle crisi finanziarie che si sono succedute, in particolare nel settore immobiliare.
Le dichiarazioni odierne confermano che è scoppiata la pace tra il mondo dell’imprenditoria tech e le autorità cinesi, che negli anni precedenti avevano messo sotto pressione alcuni di questi gruppi. In particolare, l’imprenditore simbolo del mondo tech cinese, Jack Ma, dopo anni di iperattività, dal 2019 si era eclissato dalla scena pubblica, apparendo raramente e non esternando. Ieri Ma era presente all’incontro con Xi e la cosa è stata posta in particolare evidenza dai media cinesi.
Xi, nell’incontro di ieri, ha affermato che “le imprese private devono abbracciare l’imprenditorialità e il patriottismo, concentrarsi sul rafforzamento, l’ottimizzazione e l’espansione delle loro attività, e contribuire in modo determinato alla costruzione del socialismo con caratteristiche cinesi e all’avanzamento della modernizzazione cinese”. Il presidente ha convocato il primo incontro di questo genere dal 2018 nella sua veste di segretario generale del Partito comunista cinese (Pcc) e poco prima che il mondo politico della seconda economia del mondo entri nell’annuale periodo delle “Due Sessioni”, cioè la riunione dell’Assemblea del popolo cinese – l’organo legislativo – e della Conferenza consultiva politica del popolo cinese. “I principi fondamentali e le politiche del governo per l’economia privata, che sono saldamente integrate nel sistema socialista, rimarranno ferme e inamovibili”, ha detto ancora il presidente, secondo quanto riportato dall’agenzia Xinhua. “Queste politiche – ha chiarito il numero uno di Pechino – non cambieranno”, assicurando costante sostegno governativo e accesso al mercato.
“Il settore privato gode di ampie prospettive e di un grande potenziale in questo nuovo percorso nella nuova era. E’ il momento ideale per le imprese private e per gli imprenditori di esprimere appieno le proprie capacità”, ha sostenuto ancora Xi. ancora il presidente cinese, mettendo in evidenza il sostegno che Pechino intende dare al mondo tech, che sta dando particolari soddisfazioni sul fronte della sfida tecnologica, dopo l’affermazione a sorpresa del modello di chatbot basato sull’Intelligenza artificiale di DeepSeek, che sugli store digitali americani è risultato recentemente preferito ai concorrenti Usa.
Ieri, la Corte suprema del popolo ha illustrato casi tipici di diffamazione in un rapporto pubblicato sul suo account WeChat, avvertendo che coloro che intendessero danneggiare le aziende tramite campagne denigratorie alimentate dal traffico online saranno perseguiti. “Rifiutiamo fermamente e reprimeremo tempestivamente – ha detto la massima istanza giudiziaria cinese – attività illegali che danneggiano la reputazione di un’azienda, cosa di grande importanza per il rafforzamento della fiducia degli affari, la stabilizzazione delle aspettative aziendali e l’incoraggiamento all’innovazione imprenditoriale”.
In uno dei casi descritti, un individuo di cognome Li, che gestiva diversi account mediatici online, aveva pubblicato contenuti critici nei confronti di una nota azienda tecnologica e del suo fondatore, inclusi commenti diffamatori privi di base fattuale, secondo il rapporto. Li è stato ordinato di pagare una compensazione finanziaria all’azienda e al suo fondatore, eliminare tutto il contenuto e scusarsi per esso. Il rapporto non ha identificato l’azienda né fornito ulteriori dettagli.
