ROMA – Dopo mesi di silenzi, smentite e imbarazzi diplomatici, Vladimir Putin, durante un vertice in Tagikistan, ha riconosciuto la responsabilità di Mosca nell’abbattimento dell’aereo di Azerbaijan Airlines precipitato il giorno di Natale nel Mar Caspio, causando 38 morti.
Per mesi il Cremlino aveva negato tutto, parlando di “incidente” e accusando i droni ucraini. Ma le prove erano schiaccianti: il jet era stato colpito dai sistemi di difesa russi che tentavano di intercettare velivoli nemici nei cieli sopra Grozny. Putin ha chiesto scusa al presidente azero Ilham Aliyev, parlando di un “tragico errore” e promettendo risarcimenti “dopo una valutazione legale”.Un passo inedito per Putin, che neanche dopo la tragedia del volo Malaysia Airlines abbattuto nel 2014 sopra l’Ucraina – 298 morti – aveva mai accettato la responsabilità russa. Stavolta, però, la pressione diplomatica di Baku era diventata insostenibile. L’incidente aveva infatti riaperto vecchie ferite. In Azerbaigian, media e parlamentari avevano accusato Mosca di atteggiamenti “imperialisti” e di trattare Baku come un partner di serie B. Qualcuno aveva persino invocato la rottura dei rapporti. Aliyev, che negli ultimi mesi si è progressivamente allontanato dal Cremlino, ha colto l’occasione per rimarcare la distanza: ha espresso sostegno all’Ucraina e ha ricordato “l’occupazione” sovietica del suo Paese nel secolo scorso. Un colpo diretto all’orgoglio russo, che si autoproclama erede di quell’impero.
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