ROMA – Magari fossero centouno. Di franchi tiratori, nella prossima battaglia per il Quirinale, ce ne potrebbero essere molte volte di più. Ma sono tutti accomunati dalla paura del voto. Per questo la partita del Quirinale e quella di Palazzo Chigi si tengono indissolubilmente.
La truppa Dem – giovani turchi, criptodalemiani, renziani, chi lo saprà mai? – che nel 2013 affossò con un applauso la candidatura di Romano Prodi, ha conquistato un posto nella storia con un’azione di cecchinaggio tanto spietata quanto precisa. Costò il Quirinale a Prodi e la premiership a Pierluigi Bersani.
Comune con quella vicenda è il campo di battaglia: il voto segreto per eleggere il capo dello Stato.
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